mercoledì 17 febbraio 2010

La compagnia dell'ostello si divide...

...per un paio di settimane o giù di lì. Ho appena lasciato gli altri due cervelli e mezzo (davvero, non pensavate che mi sarei auto-incluso nella gara al mezzo cervello?) sull'isola di Chiloè - di cui vi parlerò un'altra volta, non appena avrò un po' più di tempo. E perchè mai la compagnia si divide? Per due semplici ragioni.
1. Il sottoscritto ha deciso di apportare un cambiamento all'itinerario e ritornare a Buenos Aires per fare visita a dei compaesani emigrati in Argentina mai conosciuti (o di cui non ho memoria). Affinché la deviazione sia possibile, ho bisogno di guadagnare qualche giorno di vantaggio sugli altri.
2. Il sottoscritto ha deciso di apportare un altro piccolo cambiamento all'itinerario, già che c'era, che lo porterà dritto dritto verso una meta segreta, nei suoi sogni da bambino. 
Ovviamente svelerò tutto solo a tempo debito, cercate di non farvi mangiare vivi dalla curiosità.
Se ogni cosa va secondo i piani dovremmo riunirci nel nord dell'Argentina, giusto in tempo per visitare le cascate di Iguazù. E se avete in mente la mappa del Sudamerica, capirete che giro tortuoso stiamo facendo, ma tant'è.

La prima tappa in solitaria mi ha portato a Puerto Varas, bagnata dal lago Llanqhuie ai piedi del vulcano Osorno e considerata la città delle rose. E di rose ce ne sono un bel po', non solo nei giardini delle case, ma anche nei viali e persino nei divisori delle corsie stradali. È anche una città dalle influenze teutoniche, architettoniche e non. Fu colonizzata in altri tempi da cittadini tedeschi che cercarono di riplasmare qui e nei dintorni i ricordi della loro madrepatria. E, accanto ai bambini con spiccata fisionomia indio, non è poi così strano veder spuntare una ragazzina bionda con trecce alla Pippi Calzelunghe (sì sì, lo so che non era tedesca). Non ci si scompone più di tanto neanche per gli alberghetti tedeschi che hanno come simbolo una bella aquila nera. Evviva!
Varas sarebbe famosa anche per gli sport d'acqua: canoa, rafting, kayak, canopy... tutti nomi strani che farebbero venire tanta voglia di passare dal livello "principiante" al livello "ancora principiante, ma almeno c'ho provato". Purtroppo, sono due giorni che la febbre non mi lascia in pace e lo stomaco neppure (maledette cozze, avrei dovuto diffidare delle loro dimensioni spropositate). Tradotto per i meno svelti, significa che la prima giornata la passo a dormire in ostello e il mio portafogli la passa facendomi le feste. Il secondo giorno vale la pena di essere raccontato soltanto per il viaggio in microbus che mi ha teletrasportato (hahah) fino a Petrohue, un paesino in rivo al Lago Todos Los Santos, anche conosciuto come il lago di smeraldo (guardare il colore delle sue acque per credere). A quanto mi è parso di capire, questa specie di microbus sono considerati come dei taxi, ma con mete e prezzi predefiniti. Sono passato dal microbus fricchettone dell'andata a quello religioso del ritorno. Il primo aveva attaccato sulla tappezzeria ogni sorta di adesivo. Peccato non essermeli annotati tutti, ma un paio li ricordo: "Signor turista, il denaro è pieno di microbi, non si ammali, lo lasci qui", "Se qualcuno ti parla male di me, chiedigli quanto mi deve". Tra una fermata e l'altra, l'autista ha anche il tempo di portare il giornale a dei carabineros di una piccola e sperduta stazione nei boschi, di consegnare uno scatolone di 25 chili di salmone a un ristorantino sulla strada, e, perchè no, anche il pane e il latte alla moglie (non sto scherzando!). Al ritorno, il bus religioso accoglieva i passeggeri con un paio di crocifissi e rosari sparsi e un bell'adesivo sullo specchietto retrovisore: "Dios es mi piloto". Avanti tutta!
Qui mi sento di pubblicare la seconda puntata della rubrica "Non sparate sulla croce rossa". C'è una razza di turista che sarebbe da fucilare senza neanche l'ultimo desiderio a disposizione: IL TURISTA VECCHIO!!! Dove per vecchio mi riferisco all'anima, non alla carta di identità. Com'è possibile che questa gente viaggi accontentandosi di farsi una foto con l'attrazione turistica di turno per poi infilarsi di nuovo nell'autobus cinque minuti dopo? Com'è possibile che glielo si lasci fare? Non pensavo che le piccole cascate di Petrohuè fossero così famose da attirare un'orda famelica di vecchiacci. Che, per essere tali, devono rendersi antipatici in tutto e per tutto: il vecchiaccio scatta foto non appena mette piede fuori dal pulman; il vecchiaccio scatta foto dove non c'è oggettivamente nulla di interessante; il vecchiaccio intasa le passerelle camminando e fermandosi nel mezzo, laddove non puoi superarlo né a destra né a sinstra; il vecchiaccio ti chiede di fargli una foto mettendo in mostra una dentiera che ha visto tempi migliori. 
Diventate amici di questo blog, accoppate anche voi un turista vecchiaccio. Grazie.


4 commenti:

  1. Bello il post, come sempre.
    Non ho ancora capito come fai a trasmettere foto e posts a blogspot. Avrai sicuramente un portatile, ma la connessione??
    Decisamente non sei un turista "vecchio"....e la tua discrepanza con questi non lascia spazio a preferenza alcuna.
    Decisamente chi viaggia senza stimolo e senza curiosita' merita di essere lasciato in disparte.
    Fondamentalmente, loro non acquisiranno nulla dai posti che visitano. Saranno solo delle cartoline spedite alla loro memoria, senza francobollo...e senza indirizzo.

    Mettila cosi', c'e' piu' energia per te!!
    :D

    keep us posted!
    i hope you'll get better soon.

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  2. Caro Paolo, una domanda ingenua la tua :)
    Non ho con me il mio portatile, non volevo portare un peso in più e soprattutto qualcosa a cui prestare continuamente attenzione per non farmelo fregare. Scrivo a penna sugli autobus tra un viaggio e l'altro, in argentina duravano sdipiù ecco perchè la qualità di quei post era più alta, ora sto facendo spostamenti brevi.

    In ogni caso qui è pieno di internet point per strada e quando ho un'ora libera mi ci infilo dentro. Ma ogni ostello ha una connessione wifi e almeno un paio di computer che possono essere usati dagli ospiti... insomma, non stiamo nel terzo mondo :) magari in bolivia le cose cambieranno, nel frattempo approfitto e scrivo ...

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  3. A Chiloe si va sopratutto per il curanto. Che ti sei perso...

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  4. Ciao Lorenzo,

    il curanto di Chiloè l'ho assaggiato, non preoccuparti. Anche se solo quello al ristorante. Ci siamo trovati in mezzo a una sagra di paese ma per il curanto bisognava prenotare dalla mattina, vistop che ci vuole una giornata per cucinarlo...

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Ci muoviamo a scrivere questo commento? Non è che posso aspettare tutto il giorno... e firmati, CRIBBIO!