venerdì 5 febbraio 2010

Il mio amico Jorge

 "Me encanta que me escuches". Jorge me lo dice dopo avermi riempito la testa di parole per quarantacinque minuti.

Jorge, classe '61, ha 49 anni e una vita alle spalle che è puro materiale da romanzo. Mi vede per strada dal mobilificio in cui lavora mentre consulto la mappa di El Calafate e si offre di aiutarmi. In realtà so qual è la direzione da prendere, ma mi fermo comunque a scambiare due chiacchiere con lui. Dopo le presentazioni, Jorge diventa un fiume in piena, iniziamo a parlare di tutto. Letteratura, filosofia, religione, politica, storia, umanità... È un idealista, Jorge. Lo si vede da come gli si illuminano gli occhi quando parla di Borges come se fosse suo fratello, o quando mi spiega le idee di Ernesto Guevara detto il Che come se avesse girato il Sudamerica in moto assieme a lui, o ancora quando mi parla di come erano belle le valli  in cui è cresciuto quando aveva la mia età, nel Rio Grande.

Decide di omaggiarmi con un regalo, tirando fuori la sua chitarra. Ha una voce da cantore popolare, di quelli che vedi nelle piazze dei paesini a cantare di tempi che non esistono più. Quando gli chiedo chi ha scritto la canzone che ha intonato con tanta passione gli si apre un sorriso e mi dice, "Pero claro: yo". Mi spiega che la vita deve essere musica e poesia, non c'è l'una senza l'altra. Niente di più, niente di meno.
Mi racconta della sua vita, degli anni in cui una signora italiana si prendeva cura di lui assieme al padre, della sua passione per Adriano Celentano e Sofia Loren, del suo secondo nome, Luigi. Mi parla del periodo come soldato nella guerra delle Falkland. Lì, per fortuna, non si è mai combattuto. Jorge era semplicemente terrorizzato all'idea di dover sparare contro un altro uomo.

Nel frattempo il tempo passa, la mia escursione alla laguna in cerca di fenicotteri sta già andando a farsi benedire. Da parte sua Jorge ha fame e mi trascina a pranzo con lui e i suoi due patrones, i datori di lavoro, Mario e Jessica e le due figliolette. Perchè no? È una domenica di sole ed è tempo di barbecue, che sta all'argentino medio come la pasta all'italiano. Nel campeggio in cui andiamo a consumare chili di carne mi godo il tipico ritmo diella vita argentina. Quiete, tranquillità, relax la fanno da padrone qui.

Gli chiedo come può un idealista essere tanto felice al mondo d'oggi. "Quand'ero più giovane - mi risponde - guardavo sempre verso l'albero che avevo di fronte, ma mi dimenticavo del bosco. Un giorno ho incontrato Dio, mi ha fatto guardare intorno e ho scoperto che un albero è solo una parte del bosco. Ci sono tante opportunità là fuori." Ma so che Jorge non è un fanatico, qui la religione non c'entra nulla, quindi cerco di approfondire questa sua visione. Decide di raccontarmi il vero motivo della sua felicità perenne. "Fino a qualche mese fa - racconta - ero in mezzo a una strada a chiedere elemosina, quasi sempre ubriaco. Se non fosse stato per i miei patrones non sarei qui a parlare con te ora." 
Domani avrà un motivo in più per sorridere: i figli di 17 e 13 anni verranno a trovarli. Non li vede da 7 anni. Per questo Jorge continua a sorridere, fumando anche una sigaretta detro l'altra per "l'ansia da vigilia", davanti alle risate e gli sfottò di Mario e Jessica.

Prima di congedarci mi chiede un solo favore al mio ritorno in Italia. "Mi hanno sempre affascinato i pizzaioli... Mi manderesti il video di un pizzaiolo che fa volteggiare la pizza in aria?"

Tra le tante domande dirette con cui mi ha bombardato, una era questa: quand'è che un uomo muore veramente? Cerco di venirne fuori con qualche risposta intelligente, gliene do qualcuna, le accetta anche. Ma nessuna è della stessa semplicità della sua. "Un uomo muore quando nessuno si ricorda più di lui." 
Cercherò di farne tesoro e di non scordarmi di quest'ometto che, per un pomeriggio, mi ha fatto passare una giornata da argentino vero. "Un dia diferente hoy, eh Alejandro?"
Parole sante. Parola di Jorge.

6 commenti:

  1. grazie x la testimonianza di jorge. sono questi incontri che danno spessore al viaggio/vita

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  2. Jorge e` anche amico mio ;)

    Grazie Amicc, post molto bello, come al solito!

    Fate i bravi

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  3. Viaggiare ha proprio questo come significato intrinseco.
    Tu sei li, a percorrere il tuo cammino (o a guardare solo il tuo albero) e d'improvviso incontri uno sconosciuto.
    Sta a noi a questo punto decidere di "conoscere o di far finta di niente" e non distogliere lo sguardo dal nostro obbiettivo.

    Il tuo incontro con Jorge ha molteplici significati.
    Questa e' la bellezza e la fortuna di poter viaggiare.....di VOLER VIAGGIARE.

    Incontrare uno sconosciuto.
    Cambiare la propria visione del mondo.
    Respirare una vita diversa.

    Ossigeno per il cervello.

    Questa vita e' quella del VIAGGIATORE.
    Questi sono i suoi pregi.
    Presto tornero' anch'io in queste spoglie....e i tuoi racconti non fanno altro che farmi ripeter una sola cosa in testa:
    "NON VEDO L' ORA!"

    Ogni post e' un esperienza.
    Grazie ancora.

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  4. Semplicemente belissimo!


    Pablo

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  5. @ Tommà, ho trovato il mio Fabio Campa :D

    @ Pax, volevo proprio vederti assieme a Jorge con la chitarra

    @ P@olo, grazie per la sintesi, calza a pennello :)

    @ Pablo, maledetto cileno, ma cosa fai ancora in Irlanda :D

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  6. fantastico :D sembra di essere lì :)
    Manila

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Ci muoviamo a scrivere questo commento? Non è che posso aspettare tutto il giorno... e firmati, CRIBBIO!