giovedì 1 aprile 2010

Pachamama


Salta è un mondo a parte, una di quelle scatole musicali che da fuori sembrano noiose, ma quando le apri la musica ti cattura. Avevo in mente di restare qui solo due giorni, giusto per riposarmi. Sono partito soltanto il quinto giorno. Le terre nel nord-ovest dell'Argentina hanno molto poco da spartire con il resto del paese. Cambia tutto, il paesaggio, le facce, lo stile, anche il costo della vita scende drasticamente. Un antipasto di quello che sarà la Bolivia, immagino, tra cactus e montagne.
Quando la scatola musicale si apre ne esce una melodia mistica, fatta di leggende e paure, di miti e storie, streghe e folletti. Ancora si racconta della misteriosa ragazza che che faceva autostop su una delle strade a sud della città. Quando un'auto non si fermava, la ragazza appariva qualche centinaio di metri più in là, per poi direttamente farsi trovare nell'auto del malcapitato, che finiva puntualmente per schiantarsi contro un albero. Tutti i sopravvissuti parlavano della stessa ragazza che faceva autostop. La soluzione fu semplice: vennero tagliati tutti gli alberi.

La manifestazione più sentita è il carnevale. La tradizione vuole che gli uomini senza donna si radunassero nel centro della piazza, mentre le donne senza uomo si mantenevano ai bordi. Quando l'uomo sceglieva, non era contemplata nessuna risposta negativa da parte della donna. Facile allora capire perché, secondo una ricerca, l'80 per cento dei salteñi nacque tra novembre e dicembre, meritandosi  il soprannome di "figlio del diavolo". Questo succedeva trenta anni fa, ma in alcuni paesini della provincia il carnevale è ancora festeggiato secondo tradizione. Questo mi racconta Victor Hugo (si chiama proprio così), la guida che mi porta a spasso nel paesino di Humahuaca. Dopo il carnevale, la coppia va a convivere per vedere se funziona. E se funziona, il matrimonio si celebra in onore della Pachamama, la madre terra, il cui culto è ancora vivo da queste parti. Prima di lasciarci liberi di girare per il paesino e fare acquisti nei fantastici mercatini artigianali, Victor Hugo ci declama una bella poesia di Fortunato Ramos, un poeta del paese, sul significato di essere bambini in paesi poveri come questi. Più tardi, tra una foto e l'altra, mi imbatto in un ragazzino che si offre di cantarmi qualche canzone o recitarmi una poesia. In cambio di un pacco di biscotti mi recita la stessa poesia che avevo sentito da Victor Hugo. Quando chiedo  il nome al ragazzino la risposta può essere soltanto una: Fortunato.

5 commenti:

  1. Belissima Salta "la linda".

    Pablo

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  2. Ora so dove devo andare a passare il carnevale! Fosse la volta buona ;)

    PS: ci manca solo Tex Willer nelle foto col cactus ;)

    Max

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  3. Si, il posto ideale... per la foto di tex willer non ci avevo pensato, ma aspetta un po- e vedi le foto ridicole che mi sono fatto assieme ai cactus ;)

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  4. da fifona quale sono la storia della tipa che appare nelle auto mi ha fatto venire i brividi... fortuna che poi è arrivato Fortunato che mi ha sciolto! che bell'esperessione che ha!

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  5. Non ti preoccupare, la ragazza si infilava solo nelle auto guidate da omini, direi :P

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Ci muoviamo a scrivere questo commento? Non è che posso aspettare tutto il giorno... e firmati, CRIBBIO!