giovedì 27 maggio 2010

L'essenza ultima delle cose - The ultimate essence of things

Molti uomini hanno vita di quieta disperazione: non vi rassegnate a questo, ribellatevi, non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno. Osate cambiare, cercate nuove strade.
[...]
Andai nei boschi per vivere con saggezza, vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.

- Henry David Thoreau, citato in L'attimo fuggente

E infine eccoci qua. Come cantava l'amico Faber, questo viaggio come tutte le più belle cose è vissuto solo un giorno come le rose. Di giorni ne sono trascorsi 129 per l'esattezza, e mentro li calcolo sul calendario già la forma dello stivale si intravede dal finestrino dell'aereo. Prima della partenza di gennaio mi chiedevo quale fosse la ragione, lo scopo di questo viaggio. Divertirmi? Visitare luoghi da cartolina? Conoscere nuova gente? Forse tutte queste cose assieme. Forse cercavo di scavare a fondo fino ad arrivare a conoscere l'essenza ultima di me stesso. Ho  attraversato cinque paesi, passando da un bus all'altro, da un ostello all'altro, da un nuovo amico all'altro. E sono anche andato alla ricerca dell'essenza ultima di un continente dapprima così lontano e sconosciuto, e ora a me più vicino. E 129 giorni dopo l'ho scoperta nei versi del poeta uruguaiano Mario Benedetti, scarabocchiati su un muro di Quito: "...que en mi pais la gente vive feliz, aunque no tenga permiso", "...perché nel mio paese la gente vive felice, nonostante non ne abbia il permesso."
Ho imparato questo e altre cose.

Ho imparato che la gente dall'altra parte del mondo è straordinariamente simile e allo stesso tempo diversa da noi.
Ho imparato che quando vuoi veramente qualcosa, prima o poi farai di tutto per averla.
Ho imparato che la vita non è un film e che quando finalmente raggiungi quello che vuoi, inevitabilmente hai anche perso qualcosa per strada.
Ho imparato che la curiosità ti fa sentire incredibilmente vivo.
Ho imparato più sulla vita in quattro mesi di viaggio che in quattro anni di università.
Ho imparato che ogni arrivo è sempre un nuovo punto di partenza. Chissà, forse per un nuovo viaggio, da qualche altra parte nel mondo, in un'epoca prossimo-futura.

I più attenti si staranno chiedendo se ho scoperto anche l'essenza di me stesso. Con tutta probabilità l'ho sempre portata con me, nei versi di una canzone che è diventata la colonna sonora di questo viaggio (e che spiega il perché del fotomontaggio iniziale, opera dell'amico Tommaso), una canzone che è ciò che più somiglia a un pezzo di paradiso in note musicali.



Eddie Vedder, Rise
Così va il mondo
Non puoi mai sapere
Dove mettere tutta la tua fede
E dove ti porterà

Mi solleverò
Bruciando dei buchi neri nei ricordi bui
Mi solleverò
Trasformando gli errori in oro

Così passa il tempo
Troppo veloce da domare
Improvvisamente ingoiato dai segni
Ma guarda un po'

Mi solleverò
Troverò la mia direzione magneticamente
Mi solleverò
Giocherò il mio asso nella manica

Ma la vera risposta, ancora una volta, è arrivata solo verso la fine del viaggio. Sull'aereo di ritorno dalle Galapagos, scartando il mio pranzo, un foglietto all'interno aveva questo aforisma stampato sopra: Le persone raramente raggiungono il successo a meno che non si divertano nel fare ciò che stanno facendo. Il cerchio si chiude, tutto torna.

Siamo giunti ai titoli di coda di questo blog, e quali titoli migliori dei nomi di tutte le persone che ho conosciuto lungo la strada? O almeno di tutte quelle persone che, chi per una chiacchierata di un'ora, chi per una settimana di viaggio assieme, hanno condiviso con me il loro tempo e le loro anime, lasciando un'impronta invisibile ma indelebile su questo viaggio. In ordine più o meno cronologico, un grazie a Felipe, Gabriela, Pablo, Hugo, Sebastian, Alberto, Virginie, Ingrid, Mariana, Liu, Jorge, Mario, Jessica, Mel, Georgie, Charlie, Mariano, Ezequiel, Simone, Miguel Angel, "Tio" Miguel, Massimo, Sergio, "Gimondi", Jose, Yennifer, Dan, Allison, Griffin, Laura,Tal, Wes, Nora, Brand, Thomas, Manuel, Charlotte, Diego, Sam, Angie, Ben, Stacey, Claudia, Beat, Ivan, Alejandro, Julia, Danielito, Gulcan, Emilie, Jean Baptiste, Don Arturo, Catharina, Roberto, Francisco, Ian, Laura, Sebastian, Tomoyuki, Shale, Danielle, Osa, Carlos, PAmela, Enrike, Karina, Javier, Francisco, Samantha, Matt, Miguel, Haness, Enrico, Sam, Eva, Victor Hugo, Fortunato, Jay, Shalini, Laura, Anna blonde, Anna black, Sandra, Jacky, Borchart, Harry, Terry, Paul, Susannah, "Superman" Ricardo, Thomas, Mariano, Jose, Edgar, Martin, Don Tomas, Adrian, Rodolfo, Moncho, Laura, Yohan, Dylan, Astra, Henning, Stephen, Jack, Javier, Washington, Lucibel, Juan, Emily, Alexandra, Jose "Chuculun", Tito, Pepe, German, Gregory, Claire, Eva, Ana, Christine, Ryan, Alfonso, Roy, Jacqueline, Jorge.

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And so here we are. As Fabrizio De Andrè used to sing, this journey, like the most beautiful things, lived just a day, like roses. 129 days have gone by, to be precise, and while I'm calculating them on the calendar already the shape of Italy appears in sight from the airplane window. Before leaving in January I was wondering what was the reason, the purpose of this journey. To have fun? To visit postcard places? To meet new people? Perhaps all these things together. Perhaps I tried to dig deeper to get to know the ultimate essence of myself. I went through five countries, from one bus to another, from one hostel to another, from a new friend to another. And I even went to search for the ultimate essence of a continent, at the beginning so far and unknown, and now a bit closer to me. And 129 days later I discovered it in the verses of the Uruguayan poet Mario Benedetti, scrawled on a wall in Quito: "...que en mi pais la gente vive feliz, aunque no tenga permiso", "...cause in my country people live happily despite not having permission."
This and other things I learned.

I learned that people on the other side of the world are remarkably similar, yet different from us.
I learned that when you really want something, sooner or later you'll do anything for it.
I learned that life is not a movie and that when you finally reach what you want, you have also inevitably lost something along the way.
I learned that curiosity makes you feel incredibly alive.
I learned more about life in a four-month trip than in four years at university.
I learned that every arrival point is always a new starting one. Who knows! maybe a new journey, somewhere else in the world in the near-future.

The most focused among you will be wondering if I also discovered the essence of myself. In all probability I have always carried it with me, in the lines of a song that became this journey soundtrack (and that explains the initial image, work of my friend Tommaso), a song that looks like a little piece of Heave in musical notes.



Eddie Rise
Such is the way of the world
You can never know
Just where to put all your faith
And how will it grow

Gonna rise up
Burning black holes in dark memories
Gonna rise up
Turning mistakes into gold

Such is the passage of time
Too fast to fold
And suddenly swallowed by signs
Low and behold

Gonna rise up
Find my direction magnetically
Gonna rise up
Throw down my ace in the hole

But the real answer, once again, came only towards the end of the journey. On the plane returning from the Galapagos, unfolding my lunch, I found a piece of paper inside it with this aphorism printed on: People rarely succeed unless they have fun in what they are doing. The circle is closing, it all comes back.

We've eventually come to the end credits of this blog, and which credits better than the names of all the people I met along the way? Or at least all those people who, for an hour chat or for some weeks of traveling together, have shared with me their time and their souls, leaving an invisible but indelible  mark on this trip. In more or less chronological order, thanks to Felipe, Gabriela, Pablo, Hugo, Sebastian, Alberto, Virginie, Ingrid, Mariana, Liu, Jorge, Mario, Jessica, Mel, Georgie, Charlie, Mariano, Ezequiel, Simone, Miguel Angel, "Tio" Miguel, Massimo, Sergio, "Gimondi", Jose, Yennifer, Dan, Allison, Griffin, Laura,Tal, Wes, Nora, Brand, Thomas, Manuel, Charlotte, Diego, Sam, Angie, Ben, Stacey, Claudia, Beat, Ivan, Alejandro, Julia, Danielito, Gulcan, Emilie, Jean Baptiste, Don Arturo, Catharina, Roberto, Francisco, Ian, Laura, Sebastian, Tomoyuki, Shale, Danielle, Osa, Carlos, PAmela, Enrike, Karina, Javier, Francisco, Samantha, Matt, Miguel, Haness, Enrico, Sam, Eva, Victor Hugo, Fortunato, Jay, Shalini, Laura, Anna blonde, Anna black, Sandra, Jacky, Borchart, Harry, Terry, Paul, Susannah, "Superman" Ricardo, Thomas, Mariano, Jose, Edgar, Martin, Don Tomas, Adrian, Rodolfo, Moncho, Laura, Yohan, Dylan, Astra, Henning, Stephen, Jack, Javier, Washington, Lucibel, Juan, Emily, Alexandra, Jose "Chuculun", Tito, Pepe, German, Gregory, Claire, Eva, Ana, Christine, Ryan, Alfonso, Roy, Jacqueline, Jorge.
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8 commenti:

  1. Sei riuscito a strapparmi una lacrimuccia (non che sia difficile...)E' stato bello leggere il tuo blog Ale, era come essere con te, vedere le cose che vedevi, sentire quello che sentivi...
    La canzone 'che hai portato con te' è stupenda e credo che il video che l'accompagna assomigli molto a quello che hai vissuto...

    Grazie per aver condiviso questa esperienza con noi, del resto 'happiness is true only when shared'giusto?!

    Ora però nn ti montare la testa :P

    Bentornato Ale!

    p.s. nn mi ricordavo che il protagonista di Into the Wild si chiamasse Alexander, strana coincidenza...

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  2. allora sei tornato?? non so' se dire bentornato o mi dispiace...come sempre, quando finisco un viaggio una malinconia profonda mi prende e siccome questo viaggio l'ho fatto seguendo te, sono malinconica ora....spero che il blog continui...

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  3. @ Ele, happiness is true only when shared, già! Nel mio piccolo sì, ho visto e sentito cose simili a quel video...

    @ Chica, per ora siamo al "bentornato", vediamo se mi riesco a riadattare alla vita italiana dopo più di tre anni fuori e aspettiamo per il "mi dispiace" :) Il blog si ferma qui, non avrebbe senso continuarelo con altre cose... Se mi viene una buona idea più la voglia magari apro un blog su qualcos'altro, anche se mi sembra difficile... ora che ho un po' più di tempo cercherò di seguire anche il tuo blog, mi sembra carino...

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  4. grazie...mi dispiacerà non leggere più i tuoi racconti, scrivi e descrivi molto bene luoghi, persone e sati d'animo..capisco che questo era un diario viaggiante...magari potresti raccontare qualche episodio che ti viene in mente dei tre anni passati fuori...chissà....comunque, se apri un altro blog fammi sapere il nome (per favore...):D
    In bocca al lupo per tutto...e ce ne vuole!

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  5. sottoscrivo i commenti soprastanti che non avrei saputo scrivere ma che rappresentano bene il mio pensiero e stato d'animo... di mio aggiungo: e mò come facciamo!?! io non volevo tornare dal Sudamerica!!
    un abbraccione :)

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  6. @ Chica, ok, per qualsiasi altra novità ti farò sapere senz'altro ;)

    @ Giulia, e mo come facciamo? nin so... potresti ripensare a quei 300 euro per le foto delle Galapagos e finanziarmi il prossimo viaggio :P non ti preoccupare, ho un po' di lavoro per te nei prossimi mesi ;)

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  7. And I just wanna say a massive THANK YOU for sharing some of your great experiences of the last 129 days with us through all your beautiful pictures and captivating words!

    i seem to remember watching that movie at No 1 Cloister Way with my "dublin' family! :) great song!

    do rest your weary bones...after all that excitement
    Till we meet again dear friend!
    Mpho xxx

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  8. Mpho, thanks for your comment, much appreciated. I'll surely rest my weary bones till they become... wearier from inactivity :D

    Hope to see you again someday... where are you now by the way? what are you doing?

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Ci muoviamo a scrivere questo commento? Non è che posso aspettare tutto il giorno... e firmati, CRIBBIO!